Foreste in pericolo

Le minacce agli ecosistemi forestali

Ogni anno, a causa degli interventi umani, scompaiono intere aree ricoperte da foresta. Il dato più aggiornato sulla perdita di foresta pluviale è relativo al 2018 e viene mostrato dal World Resources Institute con il programma Global Forest Watch, che indica la top ten dei Paesi con più di 100mila ettari di foresta primaria, che hanno perso la maggiore quantità di foresta in quell'anno.

Rispetto alla copertura totale di foreste nel paese, il Brasile è lo stato ad aver perso la maggior parte di foresta primaria: ben 1.347.132 ettari. Dopo di lui ci sono Repubblica Democratica del Congo e Indonesia.

Il 47% della superficie delle foreste è costituito da foreste tropicali, il 9% da foreste subtropicali, l'11% da foreste temperate e il 33% da foreste boreali settentrionali.

Le foreste distrutte coprono ogni anno aree paragonabili all’estensione di intere nazioni. Gli ambienti più minacciati sono le foreste di mangrovie e le foreste pluviali equatoriali e tropicali, ma anche tutti gli altri ecosistemi forestali, come i boschi alpini o le foreste mediterranee, subiscono perdite, arretramenti o una diminuzione della biodiversità. Infatti molti boschi soggetti ad interventi umani di vario genere subiscono gravi danni, riparabili in diversi decenni di lunga ricostituzione naturale, rimanendo selvaggi e naturali solo sulla carta.

Ma quali sono le principali minacce agli ecosistemi forestali?
Si tratta di disastri dovuti in grandissima parte all’azione dell’uomo, disastri riscontrabili in ogni parte del pianeta.

Le foreste subiscono enormi perdite a causa degli incendi (oltre 21 milioni di ettari inceneriti nel solo 2019), la deforestazione è a pari merito un’altra piaga devastante (3,9 milioni di ettari persi in Africa nel decennio 2010-2020). Altre gravi cause di perdita di superficie forestale sono l’urbanizzazione dei territori, gli effetti dei cambiamenti climatici (uragani e tempeste possono abbattere in un solo evento milioni di alberi), siccità e alluvioni possono alterare in modo permanente intere regioni forestali. Come conseguenza di eventi climatici estremi insorgono parassitosi e malattie che possono debilitare piante anche molto resistenti ed antiche. Problemi secondari ma comunque di grande rilievo sono dati dal buco nell’ozono, dall’introduzione di specie alloctone ed invasive, dall’inquinamento atmosferico (piogge acide, smog), inquinamento del suolo e dell’acqua, perdita degli equilibri rigenerativi (mancanza di animali impollinatori, decompositori) o dei trasportatori di semi (uccelli, roditori, insetti). Perfino la perdita di diverse specie di funghi può alterare l’equilibrio di un bosco in modo tale da segnarne un declino certo nell’arco di pochi decenni.

Dunque l’azione dell’uomo si è progressivamente trasformata in un vero e proprio flagello per le foreste del pianeta, ma così come l’uomo può essere negativo, può anche trasformarsi in un potentissimo motore positivo.

Le problematiche in Toscana

Oggi dobbiamo impegnarci collettivamente per conoscere meglio e per proteggere i nostri boschi e le nostre foreste. Per fare in modo che si possano incontrare anche in futuro le salamandre e i gatti selvatici, che si possa passeggiare in un fresco e silenzioso bosco appenninico o che si possa ammirare una roverella (Quercus pubescens) dal tronco di oltre un metro di diametro.

La nuova strategia forestale nazionale in corso di approvazione ha l'obiettivo di valorizzare il bosco in tutte le sue funzioni multiple (serbatoio di carbonio e biodiversità, spazio di rigenerazione e ricreazione per i cittadini, paesaggio da godere, fornitore di prodotti legnosi ecc.) ma ancora oggi, la funzione prevalente a cui si tende e che domina purtroppo le nostre foreste è quella produttiva, oggi ancora più spinta di sempre, "grazie" al business delle biomasse che ha dato inizio a un nuovo sfruttamento "industriale" del bosco; e l'unica valorizzazione che si fa è quella di trasformare i boschi toscani in cenere, poichè la stragrande maggioranza della produzione legnosa toscana è costituita da legna da ardere e cippato... Per questo motivo in Toscana (ma anche in altre regioni italiane le eccezioni sono poche) è sempre più difficile trovare boschi degni di chiamarsi come tali e in grado di svolgere tutte le funzioni di cui sopra. Il WWF, da ormai una ventina d'anni (e cioè da quando, nel 2000, fu approvata la contestata legge forestale regionale) condivide la nota frase sintetica ma efficace "la Toscana è ricca di boschi poveri", che anche i dati più recenti non sembrano smentire. L'ultimo rapporto sullo stato delle foreste della Regione Toscana (2019) indica chiaramente che la grande maggioranza dei tagli colturali richiesti nelle proprietà private riguarda il taglio ceduo semplice (oltre il 70% nel 2019, corrispondenti a circa 9.500 ettari), cioè quanto di più povero e semplificato ci può essere negli ecosistemi forestali, poiché con questo tipo di taglio viene asportata la gran parte della componente arborea e arbustiva.

A questo proposito, il sottobosco è a tutti gli effetti una componente importante dell’organismo bosco e svolge molte funzioni utili, prima fra tutte quella di favorire la biodiversità: quante specie si nascondono, nidificano e si nutrono grazie alla presenza di cespugli e arbusti! I cespugli creano un microclima umido a terra, che consente a molte erbe e fiori di crescere. Protegge le giovani piantine dal calpestio eccessivo. Migliora il terreno, arricchendolo di humus, attraverso il deposito della lettiera. Eppure si sente ancora parlare della “pulitura dal sottobosco”, pratica che destabilizza le formazioni boschive, demolisce gli habitat di tante specie, semplificando la complessa struttura vegetale.

Le utilizzazioni a ceduo semplice sono in costante aumento in Toscana, e nemmeno le aree protette fanno eccezione: nel RAFT si legge infatti che negli ultimi 5 anni le richieste di taglio dentro i siti della Rete Natura 2000 sono praticamente raddoppiate.

Sono invece ridotti a poche decine di ettari (269 ettari nel 2019) le richieste di avviamento all'alto fusto, cioè verso una gestione forestale di maggior valore e dignità per il bosco.

Non resta che unirci e agire...